Messa a terra degli impianti

MESSA A TERRA DEGLI IMPIANTI

Funzioni 

Le sue funzioni possono essere:

Gli scopi fondamentali della messa a terra sono:

Altre funzioni sono:

Impiantistica:

Nodo equipotenziale con disgiuntore per l'effettuazione di prove

L'impianto è costituito da una linea dorsale (conduttore equipotenziale) che percorre verticalmente tutto l'edificio e da una serie di nodi equipotenziali da cui partono le diramazioni secondarie. Le diramazioni giungono a collegarsi alle parti metalliche fisse e all'alveolo di terra delle prese elettriche. La normativa elettrica italiana (CEI 64-8) prevede che tutte le masse metalliche che possano portare un altro potenziale (tubature del gas e dell'acqua ad esempio) siano messe a terra in quanto masse estranee. La sezione dei conduttori di messa a terra deve essere non inferiore a quella dei cavi che portano l'energia elettrica all'area protetta, e comunque non inferiori a precisi limiti stabiliti dalla norma CEI 64-8.

Dal lato opposto l'impianto è elettricamente connesso al terreno per mezzo di dispersori. Questi possono essere:

Le norme prevedono che la resistenza elettrica esistente tra l'impianto e il terreno sia al di sotto di un valore limite coordinato con il valore dell'interruttore differenziale meno sensibile (generalmente l'interruttore generale dell'impianto) (il valore di 20 ohm, indicato dall'articolo 326 del D.P.R. n. 547/55 è da ritenersi superato in quanto la legge del 1968 prevede il riconoscimento della regola dell'arte alla normativa CEI che obbliga invece a coordinare il valore dell'impianto con il valore della corrente di intervento dell'interruttore differenziale) e che questo valore venga misurato a impianto realizzato per poterne dichiarare la conformità. Per potere ricontrollare in qualunque momento la corretta funzionalità del sistema, devono essere previsti in corrispondenza dei nodi equipotenziali e/o dei dispersori, dei punti di sezionamento ispezionabili dove potere collegare le apparecchiature di misura. il valore di tensione limite da imporre nella condizione di sicurezza dipende da opportune curve di sicurezza U(t) ricavate da rilievi sperimentali in funzione della curva I(t) limite sopportabile dal corpo umano e della massima resistenza verso terra del corpo umano (Rtc= 1000 ohm per ambienti interni e 200 ohm per ambienti esterni.

La messa a terra va oltre il semplice collegamento con un cavo, ma è qualcosa di più complesso e richiede competenze progettuali specifiche. Si tratta infatti di mantenere equipotenziali le strutture anche in caso di forti correnti impulsive dovute per esempio alla caduta di fulmini. Per questo motivo i diversi impianti presenti in un edificio, elettrico, idraulico, del gas, di riscaldamento ecc, devono essere tra loro coordinati. Si supponga per esempio che un fulmine colpisca il tetto e si scarichi attraverso la linea di messa a terra. In questo caso, data l'elevatissima corrente circolante nel conduttore, per effetto della legge di Ohm si avrà un potenziale elevato per esempio anche sugli elettrodomestici collegati. Se l'impianto idraulico non è coordinato si potrà avere una pericolosa differenza di potenziale tra lavatrice e rubinetto. In un sistema ben coordinato, tutte le masse metalliche sono sempre allo stesso potenziale. Nell'eventualità prima descritta tutto il locale bagno si porterebbe a potenziale elevato ma non ci sarebbe nessuna differenza di potenziale pericolosa tra le parti.

Per questo motivo devono essere opportunamente collegati all'impianto di messa a terra i tubi degli impianti idraulico, del gas, di riscaldamento e, in generale, tutte le masse metalliche presenti nell'edificio.

Tensioni e resistenza di terra 

Il terreno forma un'unica maglia elettrica con i cavi elettrici messi a terra. All'eventuale contatto con un'apparecchiatura che, casualmente, sia sotto tensione, la corrente tende sempre a scaricarsi a terra; questo perché il nostro corpo, in qualità di conduttore elettrico, chiude il circuito, e perché il centro stella della cabina ove è situato il trasformatore madre della corrente è impiantato col piccone a terra. Motivo per cui la corrente torna sempre dalla fonte che l'ha generato. Solo negli ospedali funziona diversamente per fare in modo che in caso di dispersione nessuno a contatto con apparecchiature sotto tensione possa prendere la "scossa".

Sistemi di terra:

Il neutro è messo a terra in cabina e in più punti lungo la linea di consegna. L'impianto elettrico privato è solitamente messo a terra attraverso un proprio impianto e con un proprio dispersore. In questo modo in caso di guasto verso terra di un apparecchio, si crea una corrente di ritorno attraverso la terra che provoca lo scatto degli interruttori differenziali di protezione. Questo sistema è detto Terra-Terra (TT), largamente prevalente in Italia per tutte le utenze private in bassa tensione.

I grossi utilizzatori ricevono l'elettricità direttamente in alta o media tensione e provvedono a trasformarla con proprie cabine AT/MT o MT/BT. In tal caso il neutro del trasformatore è connesso direttamente con l'impianto di messa a terra dell'edificio, costituendo il sistema terra-neutro (TN). In particolare è possibile avere la connessione della protezione di terra degli apparecchi direttamente al neutro (sistema TN-C) oppure con due linee distinte per neutro e terra (sistema TN-S) interconnesse in cabina. Quest'ultimo sistema garantisce una maggiore sicurezza poiché il cavo di neutro potrebbe - essendo attraversato da corrente - esser soggetto a sovraccarichi e quindi a un deterioramento nel tempo. Esiste anche una soluzione ibrida (sistema TN-C-S) in cui due linee separate sono interconnesse in un punto intermedio esterno alla cabina.

In generale, al di là delle diverse implementazioni, i sistemi TN offrono un grado di protezione superiore rispetto ai TT contro i guasti differenziali. Se per esempio un conduttore di fase entra in contatto con la massa metallica di un apparecchio, essendo questa massa praticamente collegata direttamente con il neutro, il guasto verso terra risulta equivalente a un guasto di cortocircuito. Ciò comporta l'instaurarsi di una corrente di guasto elevata che produce l'intervento deciso dell'interruttore magnetotermico o del fusibile di protezione. Se il sistema di messa a terra fosse invece di tipo TT, la corrente di guasto potrebbe essere insufficiente per provocare l'intervento di questi dispositivi.

La scelta di un sistema TN non esime comunque dall'obbligo dell'installazione dell'interruttore differenziale, poiché il guasto verso terra può avvenire anche attraverso contatti a resistenza tale da non garantire il cortocircuito, come per esempio il corpo umano.

Si può avere in un sistema del tipo IT, nel quale il neutro del trasformatore è "isolato" da terra, ovvero connesso a essa con un'impedenza di valore molto elevato (migliaia di ohm), mentre i carichi sono normalmente alimentati e le loro masse sono connesse a un impianto di terra comune. Nel caso di un guasto, a causa dell'"isolamento" del trasformatore, circolerà una corrente bassa e quindi non pericolosa; l'interruttore non scatta e le altre utenze connesse alla rete continueranno a essere alimentate. Un sistema del genere è molto utile in impianti ove è necessaria una fornitura costante di corrente, come negli ospedali. Una volta avvenuto il guasto si deve intervenire tempestivamente per isolarlo per evitare che - nel caso di un altro danno a un'apparecchiatura dello stesso impianto - scatti l'interruttore e si interrompa il servizio.

Codice colore CEI:

La normativa CEI stabilisce che i conduttori dell'intero impianto di messa a terra (conduttori di protezione, conduttori di terra e collegamenti equipotenziali) debbano essere del doppio colore giallo-verde.

 In passato, la norma diceva che i cavi potevano essere gialli o verdi. Questo però creava problemi, perché spesso il verde era usato anche come neutro e il giallo come fase (ancora non erano stabiliti i colori per fase e neutro). Si optò allora per il doppio colore.

Verifiche Impianto di messa a Terra in base la  legge ai sensi del DPR 462/01

per i seguenti impianti:

 DPR 462/01

Dal 23 gennaio 2002 è scattato , l’obbligo per tutti i datori di lavoro , di richiedere e far eseguire le verifiche periodiche e straordinarie per:

- impianti elettrici di messa a terra ;

- installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche ;

- impianti elettrici in luoghi con pericolo di esplosione .

Per la normativa vigente sono assimilati a “dipendenti” anche i soci lavoratori di società di persone e cooperative, gli stagisti, gli apprendisti, gli allievi di scuole che utilizzano macchine utensili e attrezzature in genere.

Novità  del DPR 462/01

La novità riguarda le verifiche di legge, in particolare, precedentemente al DPR 462/01 era compito dell’Ispesl effettuare la prima verifica e delle ASP le verifiche periodiche, quindi era loro la responsabilità del non rispetto della periodicità, dal 23 gennaio 2002 è il datore di lavoro che ha l’obbligo di richiedere e far effettuare le verifiche secondo le nuove periodicità.

Periodicità delle verifiche a 2 anni

Il datore di lavoro è tenuto a richiedere la verifica periodica degli impianti elettrici di messa a terra e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche per:

a)      Cantieri, cioè luoghi in cui vi siano impianti elettrici temporanei per lavori di costruzione di nuovi edifici, lavori di riparazione, trasformazione, ampliamento o demolizione di edifici esistenti, lavori di movimento terre, lavori simili (interventi di manutenzione in banchine, costruzione di teleferiche, ecc.)

b)      Ambienti a maggior rischio in caso di incendio cioè quelli definiti da CEI 64-8 sez. 751 in particolare:

c) Locali adibiti ad uso medico, destinati a scopi diagnostici, terapeutici, chirurgici, di sorveglianza o di riabilitazione, inclusi i trattamenti estetici (ad es. sala massaggi, ecc.).

Periodicità delle verifiche a 5 anni

- per tutti gli altri casi non previsti per i due anni.

Obbligo di richiesta delle verifiche

Le verifiche degli impianti oggetto del DPR 462/01 possono essere effettuate da ORGANISMI ABILITATI dal Ministero delle Attività Produttive, sulla base della normativa tecnica europea UNI CEI, o in alternativa da ASP/Arpa.

Non sono valide quindi, ai fini del DPR 462/01, le verifiche effettuate da professionisti o imprese installatrici.

Inosservanza al DPR 462/01 e sanzioni

L’obbligo di richiedere e far eseguire le verifiche periodiche di legge è a carico del datore di lavoro, la mancata effettuazione delle verifiche di legge è una inosservanza che viene contestata al datore di lavoro da parte di Ispesl, NAS, Ispettorato del Lavoro, ecc. in fase di attività di vigilanza.

Il datore di lavoro pertanto deve essere in possesso del verbale di verifica rilasciato dall’Organismo di Ispezione per poterlo esibire in occasione di controlli da parte degli Enti preposti.

Le sanzioni previste in caso di mancata ottemperanza agli obblighi di legge previsti dal DPR 462/01 sono:

- Arresto sino a tre mesi o ammenda da € 258,23 a € 1.032,91, in caso di applicabilità dell’art. 9 comma 2 del DPR 462/01.

- Arresto da tre a sei mesi o ammenda da € 1.549,37 a € 4.131,66, in caso di applicabilità dell’art. 32, 35 del DLgs 626/94, abrogata dal nuovo decreto Legge 81/08.

Tali sanzioni, essendo di carattere penale, si applicano a tutte le persone dell’azienda responsabili penalmente (per es. tutti i soci delle s.n.c., tutti i soci accomandatari delle s.a.s. e l’amministratore delle s.r.l.).